– Articolo di Paolo Donnianni –

 

E ce n’era quel giorno di fine ottobre sul Lago, alla sera chiesi a Mirko di portarmi una felpa per sicurezza per la pescata del giorno dopo…l’appuntamento più importante: la chiusura!

 

La pesca al Bass è divertentissima e colorata, come ci si aspetta da qualsiasi cosa che arriva dall’America, con una miriade infinita di tecniche e varianti che solo la tua immaginazione può limitare, impossibile non innamorarsene. Mi sono approcciato a questa tecnica ammagliato dai colori che Mirko sfoggiava sulla sua pagina Instagram e lo contattai. Le prime uscite estive…in bass boat…su quel lago rotondo e pieno di vita, esperienze esilaranti.

 

Tuttavia prime uscite equivale a primi approcci a nuove tecniche…e relativi cappotti. Il mese di ottobre inoltre non mi ha mai portato molta fortuna a Bass, ma a pesca si va quando si può…nonostante avessi già un bel e pesante cappotto recuperato quel giovedì, chiesi a Mirko di prestarmi la felpa perché il vento era forte…ed arrivava da sud.

 

Il mattino della chiusura ci trovammo in tarda mattinata, contando di puntare nelle ore tiepide centrali… ma arrivati al porto, da contare c’erano anche centinaia di pecorelle bianche sul lago, che spumeggiavano ai primi venti freschi. Non partii molto convinto.

 

L’unico che “ci acchiappava” come dice Mirko…era proprio lui. Io dopo diversi spot e lanci a vuoto… sempre equamente cadenzati tra jerk, finesse e cranck…per il puro piacere di usarla in mezzo a quel vento da sud, tirai fuori la mia 3 once da luccio: “se devo cappottare a bolsena  lo farò pescando a lucci” pensai, cosa molto più digeribile dalla mia autostima.

 

Passare dalla cannetta da Bass col rotantino… alla 7” col 6000 da casting e treccia dello 0,40 mi restituiva ai primi lanci la sensazione di avere in mano un argano dotato di verricello. Grande attrezzatura, grandi aspettative: mi si riaccese l’entusiasmo.

Aprendo la confezione di plastica del mio fidato Jerk, l’odore del suo silicone mi invase il naso, riportandomi alla memoria tutte le pescate, soddisfazioni e cappotti fatti con lui sul “mio” Lago.

La pesca è fatta di amicizie, colori ed odori…sole pioggia e …vento.

 

Il recupero lento del mulo 5:1 faceva passeggiare sornione il mio jerkone di gomma ad un metro dal fondo, che in mezzo al Placido favarolo iniziava a diradarsi, se ne fregava sfrontatamente dell’agitazione data dal vento in superficie.

 

Ogni pescatore lo sa, quando recuperi il tuo artificiale tu non sei sulla barca… sei sott’acqua con lui! Quando lo jerki vedi ogni sua sbandata… lo senti… e questo a me porta una sensazione di relax estremo: il mondo sotto al pelo dell acqua è sempre più calmo e ti senti quasi sollevato dai tuoi problemi. Forse è questo che più cerco nella pesca, ed in quei minuti è questo che avevo trovato. Istanti di ipnosi, rotti solo dallo sforzo fisico che serve per lanciare 100 grammi …e dal ridere che mi faceva Mirko ogni volta che il Jerk “sfondava” la superficie del lago, e lui evidenziava l’invadenza della mia tecnica, con un “ciaf” fatto con la bocca.

 

Nel lento recupero sul fondo, davo jerkate deboli, come era il sole in quella fresca giornata.

 

Mi perdo ad osservare una palla di steli di favarolo che transitava sotto di noi, o forse noi scarrocciavamo su di essa…

 

…. SBAAAM …e TUM…TUM… botta secca, testata a destra e testata a sinistra, l’alfabeto morse del Luccio… che tramite il telegrafo della mia linea di trecciato mi stava infondendo la massima adrenalina!

 

Mirko occhio di lince aveva già capito: “che è Paolo, c’è??” Non ho fatto in tempo a rispondere che era alla mia destra col guadino grosso montato: come hai fatto me lo devi ancora spiegare.

 

Recuperando il mio lucciometro mi quotava il futuro gradito ospite sugli 80 cm… fino a che non si arrivò a 10 mt dalla barca: li sfoderò una riserva di potenza che mi impressionò. Per aiutarmi sostenevo la piccola 7” anche con la mano sinistra durante le fughe… che finirono con un gutturale “stikaaazzzzziiiii” della mia morosa Debora, mentre Mirkone gli serviva da sotto il guadino come negli hotel di lusso servono il tappeto rosso agli ospiti illustri.

 

 

Era una Over… una bella paffuta sanissima e verdissima Over!! Larga come una carpa, con un becco da alligatore!

 

 

Pesammo la bimba, ma per la fretta di rilasciarla, messi decisamente in soggezione dalla sua autorevole presenza, non misurammo la sua lunghezza. Il mio caro amico Stefano Marconi, ittiologo nonché estremo esperto di lucci, mi disse che era una 106…e sono sicuro che è così.

 

 

La gioia sincera di Mirko e della mia morosa sono state le cose a me più care in quella giornata, conclusasi con una scommessa andata a segno, consumata nel vento da Sud della nostra imprevedibile Madre Natura.